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Curiosità di Venezia

Basilica di San Marco
Fra i numerosi tesori che i veneziani hanno collocato all’interno della basilica c’è un bassorilievo, nella cappella Zen, raffigurante la Vergine con Bambino, che si vuole sia stato ricavato dalla biblica pietra da cui Mosè fece sgorgare l’acqua che dissetò gli ebrei nel deserto.

In un tempio di Alessandria veniva venerata una pietra macchiata di rosso che ora si trova nel Battistero all’interno della chiesa di San Marco, si ritiene sia la pietra su cui cadde la testa di Giovanni Battista fatto decapitare per ordine di Erode.

 
Rialto
Tra i banchi di frutta e verdura, al mercato di Rialto si può scorgere una bassa colonna in porfido, portata a Venezia nel 1291 da San Giovanni d’Acri, la scaletta che porta alla sua sommità è sorretta da un “gobbo”. Sopra la colonna venivano lette le liste dei cittadini messi al bando. A metà del ‘500 si appendevano alla colonna poesie satiriche e libelli contro il degenerare dei costumi del clero e dello stato.
Proverbi
La calle larga dei Proverbi ai Santi Apostoli è così chiamata perché intorno ai cornicioni di due balconi si potevano leggere questi due proverbi: «Chi semina spine non vadi descalzo» e «Di de ti e poi di me dirai».
 
Scuole
Le scuole a Venezia erano associazioni con finalità assistenziali e religiose e in parte si identificavano con le associazioni di mestiere (arti). Nella toponomastica si incontrano riferimenti alle Scuole Grandi, con il nome dei santi protettori, per esempio Scuola di San Rocco, di San Marco; le scuole dei mestieri: Scuola dei Varotari, dei calegheri (entro la lunetta che sovrasta la porta di ingresso della Scuola è raffigurato San Marco che guarisce Anania. Anania, ciabattino, è in turbante e vesti orientali, e il paesaggio allude vagamente alle architetture islamiche. Anche le tre scarpe presenti nel rilevo potrebbero essere ispirate a modelli orientali). E infine abbiamo le scuole dei gruppi nazionali, Scuola degli Albanesi, Scuola Dalmata.

 

 

 

Strade strette
Ramo Varisco è un ramo di Calle Varisco, ed è una tra le strade più strette al mondo, in quanto misura soli 53 centimetri di larghezza all'altezza del torace. Ma neanche il Ramo della Cerva scherza, vederlo è facilissimo, è a 20 metri dal ponte di Rialto, ed è una delle scorciatoie "segrete" dei veneziani per dribblare il muro di turisti che scendono a Rialto.

 

 

El  "còdega"
In tempi remoti girare di notte a Venezia era piuttosto pericoloso. Nelle buie calli si potevano incontrare malviventi senza scrupoli, o burloni che tagliavano gli abiti dei nobili. Si pensò presto ad illuminare le strade con dei lumini ad olio, i cesendelli, posti in molte parti della città. Ma questo non bastava. Sorse allora una nuova professione: delle persone munite di lampade accompagnavano, a pagamento, i veneziani fino alle loro case. Erano i "còdega". Ma nel 1732, in anticipo su altre città, Venezia fu illuminata con 835 "ferai" pubblici. Ben presto i "còdega" sparirono (erano 1954 nel 1796), non prima di aver sabotato la nuova iniziativa a suon di lampade rotte.  L'illuminazione elettrica arrivò a Venezia in via sperimentale nel 1887.

 

I nissioeti
I cartelli indicanti le calli, i campi e i canali sono chiamati "nissioeti" (letteralmente "lenzuolina", nel dialetto veneto). Assomigliano infatti a delle piccole lenzuola. Sono scritti in dialetto veneziano e la loro traduzione é molto particolare: una calle può essere dedicata ad un antico mestiere, ad un fatto accaduto, ad una leggenda, ad una bottega.
 


 

I moretti
Le origini dei Moretti rimandano a tempi lontanissimi, quando i pirati saraceni infestavano le coste della Dalmazia. In età ellenistica a Fiume, in Istria, venivano prodotti gli orecchini d'oro e smalto bianco e nero, anch'essi con funzione di potente talismano. Durante i secoli della grande paura dei Turchi, vigeva la tremenda legge del più forte, le popolazioni del litorale portavano sempre i moretti e li donavano alle chiese in segno di ringraziamento per lo scampato pericolo. Di qui è venuto a Venezia l'amuleto, non per esorcizzare gli attacchi dal mare, ma a rappresentare il pirata Turco ridotto in servitù.

Nella storia troviamo i Moretti nelle rappresentazioni di Carpaccio come mite gondoliere con turbante e piume, parte di una bellissima scenografia lagunare ed anche in un famoso libro di Hemingway. Con il consolidarsi del dominio della Serenissima sull'Adriatico, l'orecchino sparì per lasciare posto a rappresentazioni dei moretti anche in oggetti diversi e con altro significato.

 

L’ombra
Si fa riferimento con questo termine al vino locale che spesso era venduto in mescite improvvisate all'ombra di edifici per avere un po' di refrigerio nelle giornate estive. Da qui nasce un termine tutto veneziano per definire il bicchiere di vino sfuso: "ombra" (farse un'ombra = bere un bicchiere)
Altane
Sono delle terrazze in legno poste sopra i tetti. L'idea, presa quasi sicuramente dal mondo Orientale cui Venezia è stata da sempre legata, era quella di prendere il sole o stendere i panni in una Venezia stretta nelle sue calli spesso buie e umide. Nelle altane le giovani donne usavano schiarirsi i capelli con i raggi solari, usando un cappello con un buco al centro da cui fuoriusciva la chioma.
Bricole e paline
Nella laguna di Venezia si trovano dei pali conficcati sul fondo, a volte singoli (palina), a volte uniti a gruppi di tre o più (bricola). Servono per segnalare il limite tra un canale navigabile e la secca. Dal 1439 esiste una normativa relativa alle bricole e da allora nulla è cambiato eccetto che per l'applicazione di un catarifrangente, o di una luce, che aiuta la navigazione notturna.
Il legno più adatto per le paline è la robinia, quasi indistruttibile, anche se la marea e il moto ondoso prima o dopo hanno il sopravvento. Per segnalare l'inizio di un canale si ha una bricola con il palo centrale più alto degli altri.

Altri tipi di paline sono quelle che si trovano all'interno dei canali cittadini con funzione di ormeggio. In alcuni casi ci sono disegnati i simboli della nobiltà veneziana.

Lo spritz
A Venezia l'aperitivo per eccellenza si chiama Spritz ed è composto di 1/3 di vino bianco, 1/3 di acqua minerale gasata (o selz) ed 1/3 di Aperol, Bitter o Select. Viene poi guarnito con una fettina di limone, arancia o un'oliva.
L'origine del nome probabilmente risale ai tempi della dominazione austriaca a Venezia, il verbo in lingua tedesca spritzen significa infatti "annaffiare". Attualmente questo aperitivo è diffuso in tutto il Veneto ma lo Spritz ha le sue origini a Venezia, fino agli anni ottanta era infatti difficile berlo fuori dai limiti della provincia.
I cicchetti
Nelle Osterie Veneziane si bevono le cosiddette “ombre” ossia bicchieri di vino. Ciò che è però molto caratteristico è la presenza nei banconi della mescita di una vasta varietà di stuzzichini: mezze uova, acciughe, patate arroste, crostini vari da consumare in piedi o su piattini seduti al tavolo.

Molti di questi bocconcini appetitosi combattono ormai una dura battaglia con l´inasprirsi delle leggi sanitarie, ma al giorno d´oggi la tradizione resiste ancora.
Prima donna laureata
Elena Lucrezia Cornaro Piscopia fu la prima donna al mondo ad essere laureata (il 25 giugno del 1678). Elena nacque a Venezia nel 1646. Una lapide commemorativa giace su un fianco di Palazzo Loredan (oggi sede del municipio di Venezia, assieme a Ca’ Farsetti)

 

 

La Fontana di Piazza San Marco
 Costruita il 23 giugno del 1884 per l'inaugurazione dell'acquedotto dell'acqua potabile. Fino ad allora la città si serviva dell'acqua dei pozzi.

 

 

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